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Anzitutto, in questa gli errori tipografici sono, relativamente, troppo pochi; né è possibile che le officine, che messer Matteo il Maestro, o, per dir meglio, le sieur Mathieu Lemailre, aveva impiantate, all’insegna dei quattro elementi, in via Saint-Jacques, avessero, senza la vigilanza d’un italiano, raggiunta siffatta correzione nella stampa di un libro scritto in lingua straniera. E poi chi scorre il volume, sente subito la mano del letterato. Una lettera (l’innocentissima dichiarazione d’amore a madonna G.) è a dirittura soppressa. Qua e lá, qualche parola o frase troppo ardita è attenuala. Le preposizioni articolate, che dall’A. e da tutti i suoi tipografi cinquecenteschi furono sempre scritte in due parole («de lo», «a lo», ecc.), sono, con tenace costanza e senza neppure una dimenticanza, corrette in una parola sola, con lettera doppia («dello», «allo», ecc.). Ma, tranne queste e altre piccole bazzeccole, l’ignoto curatore secentesco (che doveva essere uomo di poche pretese e che preferiva lasciare inalterato il testo anche quando non correva, anziché darsi la briga di capire e correggere), non fece altri guasti. Che anzi (e di ciò bisogna essergli assai grati) ebbe il buon senso di servirsi, non giá della ristampa precedentemente descritta, ma dell’edizione originale del 1542; onde moltissimi degli svarioni della ristampa veneziana possono essere corretti mediante quella parigina; e, quel ch’è piú, taluna delle lacune tipografiche di quella vien colmata da questa, senza costringere noialtri a dover ricorrere, in quei casi, a congetture. Vero è che nella ristampa parigina permangono molti errori della veneziana (0 (il che induce a credere che essi fossero nell’archetipo a entrambe comuni), e che in quella piú recente se ne introdussero altri che nella piú antica non erano. Ma, tutto sommato, la ristampa parigina delle Lettere, a differenza delle altre ristampe secentesche di varie opere dell’A., non è da mettere assolutamente da banda nell’allestimento di un’edizione critica. E quanto sia confortante codesta constatazione, vedremo ancora meglio a proposito del quarto libro, del quale fu fatta una sola edizione nel corso del Cinquecento, di cui sembra che sieno andati distrutti o dispersi tutti gli esemplari, senza eccettuare nemmeno quel solo che a noi, per l’appunto, avrebbe fatto bisogno. (t) P. e. quelli notali nel brano trascritto alla pagina precedente.