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bozzetto( 0 . Certo è che, ai primi di maggio, l’A. non aveva ancora provveduto a offrire al re Enrico ottavo quella dedica del suo nuovo volume, che doveva procurargli, cinque anni dopo, trecento scudi e una delle piú solenni bastonature che gli cascassero mai sulle spalle (*): offerta, che, se la datazione ufficiale delle lettere aretinesche corrisponde in questo caso a veritá, non avrebbe avuto luogo prima del 22 maggio 1542 (3). E a provare ancora meglio quanto poca fede bisogni prestare all’A. circa la cronologia della pubblicazione delle sue opere, sta il fatto che, circa un mese dopo (il 24 giugno), egli prometteva a Veronica Gambara di inviarle tra «otto giorni» il secondo libro delle Lettere (4), otto giorni che divennero, a dir poco, ottanta; e l’altro fatto, che si trova inserita proprio nel secondo (1) /„’Allocuzione del marchese del Vasto. Cfr. la lettera de) 20 novembre 1540 (l, 278 sgg.), dalla quale parrebbe che a compiere il quadro non mancassero se non poche altre pennellate, e quella del 22 decembre dello stesso anno (11, 32), nella quale l’A., per tenere a bada il marchese, gli annunzia l’invio del «quadruzzo» di Tiziano, e cioè del bozzetto dell ’Allocuzione, «accioché egli con la vaghezza sua intertenga gli occhi vostri finché si fornisce la tavola grande; che veramente sará di corto». Ma dovettero passare almeno altri tre mesi, giacché il 15 febbraio 1541 a quell ’armatura del marchese del Vasto, che, giusta la lettera del 29 novembre 1340, Tiziano avrebbe dipinta cosi «simile al ferro, che il vero istcsso non sapria discernere il naturai dal finto», ccc. ecc., il pittore non aveva ancora data la prima pennellata. Cfr. infatti la lettera al capitan Palazzo per l’appunto del 15 febb. 1541 (11, 40), nella quale l’A. chiede a Girolamo Martinengo da Brescia, per Tiziano, il dono «d’un corsaletto fornito di celata e di bracciali bene a l’usanza dei di d’oggi, ma puramente bianco»; armatura, die «il pittor unico contrafará nel quadro del chiaro marchese del Vasto». Si veda, d’altronde, Cavalcasbu.k e Crowb, Tiziano, la sua vita e i suoi tempi (Firenze, 1877), I, 47 ° sgg. (2) Gli fu fatta somministrare, su per giú nell’ottobre 1547, da Edmondo o Sigismondo Harwel (dal 1536 ambasciatore inglese a Venezia, ove morí nel gennaio 1550), del quale l’A., con la sua terribile lingua, era andato dicendo che avesse invertiti in proprio utile i trecento scudi che il re Enrico aveva mandati come compenso del secondo libro delle Lettere. Cfr. M azzi’CHKLI.i, op. cit., p. 68 sgg., il quale con molta diligenza, e quasi con una sorta di voluttá, ricava dalle lettere dell’A. e all’A. di quel tempo i particolari del fatto; nonché Bkrtani, p. 208 sgg. (3) Lettera a Girolamo da Trevigi del 22 maggio 1542 (U, 177). Da essa apparirebbe, a dir vero, che la dedica fosse stata giá scritta. Ma l’A. non era uomo da sciupare un’epistola dedicatoria, senza la sicurezza che essa fosse stata accettata e quindi compensata. Volle dunque, con quella lettera, sondare le acque. E, se si calcoli il tempo allora occorrente pel giro delle lettere tra l’Italia e l’Inghilterra, la risposta dell’accettazione non potè giungergli prima della fine di luglio 1542. Onde tutto fa credere vera la data del 1. agosto, che la dedica a Enrico Vili reca nelle edizioni a stampa. (4) Lettera del 24 giugno 1542 (11, 189 sg.).