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a concedermene una, la quale consiste nel degnarvi di lar tanto di animo al duca di Camerino, che si mova a mandarmi il dono che mi promesse, è giá uno anno.

DCCCI

AL DUCA D’URBfNO Loda e descrive due quadri ( Leda e Venere) dipinti dal Vasari su cartoni di Michelangelo, e offerti in dono al Della Rovere. Era bel dono, illustrissimo signore, il degnarsi Vostra Eccellenza di pigliar l’opra ch’io le mandai, senza aggiugnerci non pur la lettra che a Quella è parso scrivermi, ma i danari che la bontá sua ha pur voluto mandarmi. Ma. per essere la benignitade propria dote del vostro animo, non voglio parer di maravigliarmene con il referirvene de le grazie. Dirò bene che non mi è suto men piacere Tesservi piaciuto di acettare i quadri, dei quali messer Giorgio vi fece un presente, che la mercé predetta. Certo che il vostro imbasciador si stupi nel vedergli, imperoché, oltra la sufficienza del giovane che gli ha dipinti, i cartoni di cotali figure son di mano del grande, del mirabile e del singulare Michelagnolo. L’una de le due imagini è Leda, ma in modo morbida di carne, vaga di membra e svelta di persona, e talmente dolce, piana e soave d’attitudine, e con tanta grazia ignuda da tutte le parti de lo ignudo, che non si può mirar senza invidiare il cigno, che ne gode con affetto tanto simile al vero, che pare, mentre stende il collo per basciarla, che le voglia essalare in bocca lo spirito de la sua divinitá. L’altra mò è Venere, contornata con maravigliosa rotonditá di linee. E, perché tal dea diffonde le proprietá sue nel desiderio dei due sessi, il prudente uomo le ha fatto nel corpo di femina i muscoli di maschio; talché ella è mossa da sentimenti virili e donneschi, con elegante vivacitá d’artifizio. Benché la degnitá vostra è per dare tutta quella perfezione, de la quale pur mancasse. Intanto stiamo aspettando che vi trasferiate qui, secondo che mi promette la vostra lettera. Il che prego Iddio che sia