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che io non lo stimo; avenga che egli piú che altri sa quel che gli piace ch’io possa con seco. E. per risolvere ognuno, giurovi che, se io non isperassi in lui, che avrei gran paura de la mia fortuna. Di Vinezia, il 19 d’agosto 1542.

DCCLXXXII

A MESSER GIUSEPPE BETUSSI

Belli i due sonetti che il Betussi gli ha mandati in esame e bellissima la

lettera che gli ha scritto. Del resto madonna Francesca Baffo, cui cosi vivo amore consacra il Betussi, è donna troppo bella e troppo intendente di poesia, perché il suo amante non abbia a riuscire in quest’arte egregiamente. Belli sono i sonetti e bellissima la lettra. E per mia fé che valete tanto nei versi e ne le prose, che me ne rallegro con quel core che si dee mostrare inverso l’opre laudabili degli amici virtuosi. Certo che in tali composizioni si vede lo spirito con lo stile e non lo stile senza lo spirito. Si che seguile pur gli studi de la poesia. E, perché colali vigilie si continuono con piú fervenza, essendo chi gli essercita favorito dagli accidenti amorosi, non vi levate punto da le imprese che avete; imperoché, oltra la bellezza e la cortesia de la donna che amate, il giudicio e la vena, che ella tiene in si fatta professione, vi sará scala per gire in cielo e piuma per volare per il mondo. Ma, perché piú puole la eccellenza dei buoni costumi che la forza de la grande eloquenza, vivetevi prima con l’uso de la solita modestia, e poi attendete a farvi illustre per mezzo del mestiero del dire. Intanto fate che l’amore non perda con voi le ragioni sue. E, perché la guerra dispone talora ciò che non può dispor la pace, laudo i corrucci in cui odo che entrate spesso spesso con l’amica; onde, nel finger loro, ritraete quel che desiderate. Ma, per avere io in somma riverenza l’alta persona de la magnifica madonna Checa BafTa, pregovi per tutto il bene che le vòle la vostra anima, a basciarle la mano in mio nome. Di Vinezia, il 20 d’agosto 1542.