Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/245

DCCLXXII

A MESSER GIULIO CERINI

Esibizioni, e scuse di non avergli mai scritto. Il sentir io esclamare da le vostre lettere come debbo render conto a Dio de la ingratitudine ch’io mostro inverso l’ardentissima atTezzione che mi portate, mi ha tutto commosso l’animo ; imperoché, non si potendo desiderar cosa maggiore che l’essere amato, è di mio debito, non dico di respondervi ogni volta che mi scrivete, ma di dannivi in preda nel modo che vi date a me. E, perché il cosi fare è di mio debito, cosi faccio. E, quando sia che vi venga a proposito il farne esperimento, eccomi non meno ai piaceri vostri che ai miei. Intanto perdonatimi lo errore commesso da la pigrizia, in che mi ha posto il cotanto essercitar la penna; ché certo la colpa viene da la mano, che non vi ha mai scritto, e non dal core, che vi vòlse sempre scrivere. Di Vinezia, il 13 d’agosto 1541.

DCCLXXIII

A DON BERNARDINO DI MENDOZZA

Tra i due fratelli don Diego e don Bernardino di Mendozza non si sa

quale piú lodare: quegli, grande in filosofia, in giurisprudenza, in teologia, in poesia, in istoria, nelPesser gentiluomo e cavaliere, insomma in ogni cosa; questi, valentissimo nell’arte militare, come ha dimostrato nella sua recente impresa contro i turchi a Velis di Gomera. È possibile, signore, che voialtri fratelli siate in modo diventati tiranni de la gloria, che a pena pare che se ne trovi tanta che possa illustrare il nome di qualunche piú si diletti de la virtú che l’acquista? Ecco; mentre ch’io, nel discerner