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Ed è ben dovere, poiché le braccia e del consiglio e del core vostro le son diventate non pur mura, ma grembo; talché possono securamente dormirci, nonché lietamente vegghiarci. peroché non accade che la temenza e il dubbio regni dove abita l’ardire e la saviezza di voi, che vi ci dimostrate quasi insegna de la perfetta gloria. E di ciò fa fede la moltitudine che vi ama, che in voi spera e, con certa maraviglia de le vostre sole virtú, vi stima degno di qualunche scettro si sia. Benché la maturitá de la vostra discrezione è di maniera grave e temperata, che, nonché ella comporti che il comune consenso le attribuisca corone d’impero, ma vòle che anco la Fama, che l’ha in protez,zione, usi, in divulgar (l’un tal nome, de la sua propria modestia; prezzando piú lo essere veramente essempio di lealtá, di fermezza, di continenzia, di religione e di boutade, che falsamente parere. Non è suggetto d’ambizione l’animo che vi regge, né si pasce la caterva dei meriti vostri di laude vana. Vivo e vero è Io intrinseco stuolo dei parliculari, che non vi lasciano degenerare da le conteste e intere virtú di quegli illustri antichi romani, dal specchio e similitudine dei quali traete la reale indole de la nobiltá e de la milizia.

Di Vinezia, il 27 di luglio 1542. DCCI.VII AL GADDI Non perchè non abbia detto finora nulla al Gaddi circa l’avere questi tollerato che in casa sua venissero barati a Gian Ambrogio degli Eusebi i danari consegnatigli dal re di Francia e dal Cardinal di Lorena, ha dimenticata cosi grave ingiuria, della quale anzi fará pubblica vendetta. Egli mi è parso di non far motto prima che adesso de la gran somma di denari, che nel vostro alloggiamento si giocò il mio servidore, tenendoci voi le mani; cosa indegna a un