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fino ai gran maestri ne pigliano sicurtá. Testimonio il signor Paolo e il signor Chiappino Vitelli, giovani ripieni di virtú illustre, la splendida nobiltá dei quali si è accomodata, i giorni che son qui stati, di tutta la casa vostra.

Di Vinezia, il 23 di luglio 1542.

DCCL

AL CORIOLANO

Deliberazione degna del pio animo del Coriolano è il voler andare in pellegrinaggio al Santo Sepolcro. È poi dolentissimo di non avere ricevute tre lettere nelle quali l’amico gli dava consigli sul modo come riacquistare le grazie di Paolo terzo, e moriifioatissimo di non avere finora scritto al vescovo di Cesena. Io non mi sono trasecolato ne lo aviso che voi mi date circa il volere andare al Sepolcro col bordone in su la spalla, poiché non ci potete andar con l’armi in mano, perché la bontá vostra è da me conosciuta per tale venticinque anni fa. Certo, cotal viaggio è degno de la religione e de la mente di voi, spirito vaticinatore e veracissimo. Certo che non potete, né sapete, né volete pensare se non cose magne, gloriose e salutifere. Onde non è maraviglia se giá foste si caro a Clemente e ora séte si grato a Paolo. Ma, per tornare al ramarico che fate del non avervi risposto a tre vostre lettre, dicovi che elleno non mi sono pervenute ne le mani. Cljé, se ciò fusse stato, dovete pensare che non era per mancar di farlo, massimamente intervenendoci lo aviso, che mi davate, del buon volere di Sua Santitá inverso di me, che ho errato per disperazione e non per superbia. Il tener per risoluto che il papa mi volesse male ha causato il non curarvi di tentarlo altrimenti. De la qual cosa mi duole, e tanto piú, che un mio amico da senno, ritornato pur ieri da Roma, mi ha contato ciò che mi sarebbe risultato, se le mie opere si fossero intitolate parte a lui e parte ai suoi. E tutto è colpa di quella sorte, che non ha mai voluto ch’io