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conto le pazze rovine de la maggior parte de le genti. E, da che cosi è onesto e cosi mi si appartiene, ecco che comincio a farvi riverenza con questa, la quale scrivo, presente lo Strozzo, veramente a voi di voto e a me amico e persona modesta, piana, leale, discreta, faconda, dolce, ottima e amorevole, come sa tutta Italia. E, perché non istará otto giorni a venir fuora non so che numero d’altre lettere mie, è parso al predetto messer Battista che io non vi mandi tre opre, che non avete anco viste, senza la compagnia di cotal volume. Intanto, doppo quelle di Vostra illustrissima Signoria, bascio le mani del signore Girolamo e del signore Ippolito con quel fervore d’animo, col qual saluto il valoroso capitan Bovetto, scrvitor di quelle e figliuol mio.

Di Vinezia, il 24 di giugno 1542.

DCCXXII

A MESSER DANIELLO RICCIO

Congratulazioni per la carica conferita al Riccio

nella cancelleria nel senato veneto. Non piú uomo, ma la temeritá istessa potrei esser chiamato, scrivendo senza timor di biasimo a voi, che scrivete ad altri con ogni sicurtá di onore. Ben conosco io che séte persona di forte ingegno, di grande argomento e proprio atto a dimostrare in lettere la quantitá de l’altrui intento e la sottigliezza de la vostra cognizione. Nientedimeno, son per ubbidire a l’nflTezzione che cordialmente vi porto. Ella vói ch’io vi saluti con questa, e cosi faccio. E, salutandovi, mi rallegro di aver uno amico degno per sua virtú d’esser caro a la penna tlel dolce cugin vostro e compar mio. Veramente che meritate che egli celebri voi, che refulgete ne la perfezzione de la eloquenza e ne la tenacitá de la memoria e, quel che piú importa, ottenete la palma circa lo interpetrare la volontá del serenissimo senato, alora che il suo parlante cenno vi impone che scriviate ovunche esso impera con clemente giustizia. E, perché la vostra integra mente