Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/192

da poterci vendicare de la baia, che il vostro prometter di venir qui ha dato a la affezione che vi portano gli animi nostri; del che siamo anco sdegnati intra noi. Egli ha ira con seco stesso per avermi acertato coiai vanitá, e io rabbia con meco medesimo per avergliene creduto. Onde la sua còlerá e la mia stizza non sono per risolversi nel nonnulla dei fumi che esse essalano, prima che ci osserviate la fede, de la quale siete tante e tante volte mancato. Ma lo sperar tal cosa è invano, perché chi è suto crudele in assentarse da la patria propria, non può esser benigno in visitar l’altrui. Ecco: Mantova non è però piú bella che Roma e che Vinezia. — Oh! l’amore de la mogliera, dei figliuoli e de la facultá me lo vieta. — I quindici o venti giorni, che se gli stia lontano, sono uno intermedio dolce, che recrea gli afTetti del sangue con le tenerezze di si breve assenzia. E, per dirvelo liberamente, in quanto a me, vorrei, mentre mi ricordo e de le maniere di voi e de le virtú vostre, non avere umanitá né giudizio; che. essendo privo di quella e di questo, non mi consumarei nel desiderio del vedervi operare e del potervi godere. Voi séte grato, grave e giocondo ne la conversazione, e grande, mirabile e stupendo nel magistero. Onde chi vede le fabriehe e le istorie uscite de lo ingegno e de le mani vostre, ammira, non altrimenti che s’egli scorgesse le cose degli iddii in essempli e i miracoli de la natura in colori. Preponvi il mondo ne la invenzione e ne la vaghezza a qual uriche toccò mai compasso e pennello. E ciò direbbe anche Apelle e Vitruvio, s’eglino comprendessero gli edifici e le pitture che avete fatto e ordinato in cotesta cittá, rimbellita, magnificata da lo spirito dei vostri concetti anticamente moderni e modernamente antichi. Ma perché la sorte non vi trasferi qui come costi? E perché non rimangono le memorie, che lasciate ai duchi di Gonzaga, ai signori vineziani? Di Vinezia, [giugno 154?}.