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piú degna di tirarvi a sé tutto, che questa, che al presente dimostrate nel procacciar la sanitade a la magnifica persona di messer Priamo, egregio genitor vostro. Debito uffizio, conveniente pietade, dovuta fatica, naturai sollecitudine e umana vigilanzia è quella del figliuolo che guarda il padre infermo. Imperoché, doppo Cristo, doviamo rivoltarci a loro con tutto il core, conciosiaché essi ci han generati, essi ci han notriti ed essi ci hanno amaestrati con ogni zelo di caritade, e, mossi da l’amor di noi, ad altro non pongon mente. Si che attendete a risanarlo; e, quando pur piaccia al cielo che egli se ne ritorni lassú, piaccia anco a voi. Intanto il buon vecchiosi può consolare, poiché egli è certo che, nel lasciar la sua casa e la sua republica, lascia a la sua republica e a la sua casa se medesimo in voi ; onde il di lui partirsene è un restarci ancora. Né vi crediate che gli accidenti, che lo consumano, siano atti a rimover punto l’ordine de le sue gravitá, avenga che l’ardito spirito de la ragione segue e ama quello che il pauroso senso de la carne fugge e teme. Egli, che sa che la morte, che procede a la buona vita, non è male, si sta raccolto nel grembo de la volontá di Giesú, e di quel si contenta che a lui aggrada. Ma, perché è meglio di patire un fine morendo che temerne mille vivendo, la nobile modestia vostra si acqueti in pensare che l’uomo di somma degnitá e singulare se ne debbia andar sotterra. Olirá ciò, pongavi la mente in pace il pensare, non come egli, mercé de la sua civil prudenzia, ha sempre conosciuto in questo eterno senato quel che è il meglio, il piu utile, il piú conveniente, il piú lecito e il piú ragionevole, ma quale la sua sinceritade ha riverito il cristiano e divino culto. Imperoché il far ciò è un sapere conoscer il tutto.

Di Vinezia, il 6 di giugno 1542.