Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/183

massimo impcradore. Certo ch’io son molto tenuto a la nazione spagnuola, la quale apprezza tanto le cose mie, che mi dice il magnifico Tomaso Giunti, uomo che avanza la ricchezza, di che egli abonda, col merito, che uno dei suoi principi tiene una staffetta in Roma per esser il primo di aver ciò che io compongo di nuovo. E tutto sia in onore di Dio, che mi diede la virtú, e in confusione di chi me la invidia. Intanto raccomandatimi al signor Giambattista Castaldo, con dirgli che sto a vedere se il duca di Camerino è di tanto core che mi osservi la promessa del dono. Circa l’andar vostro in Inghilterra e in Portogallo, tosto vi avisarò quel che vi degnarete di operare con la Maestá de l’uno re e de l’altro.

Di Vinezia, il 21 di maggio 1542. DCCVI 1 I A MESSER GIROLAMO DA TREVIGI Gode delle notizie della fortuna fatta alla corte di Enrico ottavo dall’amico, cui annunzia prossima la pubblicazione del secondo libro delle Lettere. Ecco, signor compare, che voi pur séte obligato a la malignitá di coloro che interruppero in modo i disegni che avevano fatto le vostre virtú, che ne foste per istnaniare. Certo che l’altrui invidia vi ha posto nel grado de la felicitá. Né vi crediate. s’ella non fosse stata tanta, di esser mai divenuto tale. Onde me ne rallegro ne la maniera che ha visto il conte Lodovico Rangone, fervente predicatore del re vostro, mentre, doppo il suo ritorno di costi, mi ha raguagliato degli scudi donativi nel giugnerli voi itianzi, dei quatrocento Panno di pensione, del palazzo che vi fabricate a sue spese e de lo avervi messo ne l’ordine dei gentiluomini che lo servono. Atto degno de l’animo di Sua Maestá mirabile e cosa conveniente a le vostre condizioni eccellenti. Ma, da che ciascuno spirito dotato d’ingegno e di stile sacro e alto si rivolge a celebrare il nome di