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DCXCVI

A MESSER ALESSANDRO TRASONTINO

Quale maraviglia gli organi che sa costruire

messer Alessandro! Io, reverendo fratello, nel vedere e ne lo udire gli organi d’ebano usciti da la divinitá del vostro ingegno e da la eccelIenzia de le vostre mani, ho pensato tra me stesso che, prevedendo il cielo il dovere farsi nel mondo un si mirabile istrumento, ci fece assordare da l’armonia de le sue sfere, accioché non si sentisse da noi in che modo quella, che esce dal magistero di voi, la supera di dolcezza. Si che le camere di Sua Beatitudine risoneranno d’altra melodia che non risuonono le logge superne.

Di Vinezia, il 8 di maggio 1542.

DCXCVII

4 A MONSIGNOR LIONE ORSINO Manda la Tatanla e l’ Ipocrito, accenna alla pessima rappresentazione fatta della prima, ricorda Giovanni dalle Bande nere, e loda l’Orsini dell’aver fondato l’accademia degli Infiammati di Padova. Perché la riverenzia, che a la Vostra Signoria illustrissima, in mio nome, si degnará fare lo eccellente messer Agostin Ricchi, non sia in tutto semplice, mando per lui a Quella due comedie, l’una de le quali fu qui recitata nel modo che piacque ad un prosuntuoso, che, nel ridurla in diverse lingue da plebe, di quasi buona, la ritornò piú trista che non è l’armonia d’uno istormento perfetto sonato da mano tanto rustica quanto ignorante. Onde il mio nome, finché non si è vista in luce, è stato bersaglio degli strali, che la invidia aventa contro la fama de