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errante che disleale; e, giuntovi non con altra autoritá di condizione che il solo favor del mio nome, è da voi raccolto con un modo che mi ha per sempre obligato a dire che il vostro meritar d’esser re è di piú gloria che il possedere un regno, imperoché quello viene dal mezzo de la gran virtú e questo dal dono de la buona fortuna. Benché vi è di somma felicitá l’avervi Iddio e la natura fatto nascer doppo colui che risplende de la corona di Portogallo con serenissima laude. Ma, se il mondo vi ammira per causa de le proprie condizioni e, ammirandovi, adornavi dei suoi piú alti pregi, che debbe egli fare, rifulgendo voi negli onori di sublime fratello ancora? Certo che séte degno che le sue penne eccelse riduchino le inclite qualitá vostre in una si fatta memoria, che il genere d’ogni posteritade si compiaccia, udendole, ne la maniera che se ne compiace la presente progenie. Ma elleno il faran senza dubbio, conciosiaché ne sono in prima tenute per grado del vostro esser tale, e poi per conto de la caritá dimostratagli da la vostra graziosa mansuetudine. Di Vinezia, (aprile 1542?]

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A MONSIGNOR DI PRELORMO

Ha mandate a suo tempo la l’ila di santa Caterina ; manda ora la Ta■ tanta e l’ Ipocrito, e manderá tra breve il secondo libro delle Lettere. Si come nel subito suo venire in luce mandai al signor Girolamo Povero la Vita de la santa, che, per averla in somma divozione, mi fece comporre il marchese del Vasto, cosi, tosto che sono uscite fuora, gli mando le presenti comedie; e, piacendo a Cristo, indugiarò quindici giorni ad aggiugnere a quella opera e a queste il secondo volume de le /_<?///<?, che ora si stampano di mio. Benché ho preso tale ombra con la riverente affezzion che vi porto, che, s’io potessi estinguere alcuna parte