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grado né qual ricchezza né qual riputazione possa aggiugnere a quella di colui che per tale è riputato. Ecco che sol gli uomini di buona volontade provono in terra la pace del cielo. E sol coloro che vivono senza inganno, oltra il par deipare in vita de la beatitudine angelica, son tuttavia vagheggiati dagli occhi de la grazia di Dio.

Di Vinezia, il 12 di marzo 1542.

DCLXIII

AL MARCHESE DEL VASTO

Non è azione degna del marchese del Vasto il ritenersi il compenso promesso per la l’ita di santa Caterina e le rate scadute della pensione cesarea, perché non è ancora giunta al termine la Vita di san Tommaso d’Aquino. Qual si pensa, o signore, che piú mi conturbi, o la indegnazione del torto che mi fate, o il dispiacere che io nie ne piglio per il poco onore che ve ne resulta? Adunque un principe si catolico a me, che l’ho ne le viscere, usa termini d’impietá? Ecco: perché io non vi ho fornito il San Tomaso in due di, non pur mi si ritiene ciò che, col testimonio d’un contratto publico, mi devete per la Stufa Caterina , ma le mercedi cesaree ancora. È cosa di strana ingiuria a l’Altezza augusta; conciosiaché, oltre al far mentire la parola dei suoi privilegi, causate la ciancia, che esclama che i miei quartironi si salvano per rifar Tarmata. Si che mutate proposito, e sia di vostra discrezzione e di vostra conscienza il darmi ciò che mi ha dato Cesare e il pagarmi de le fatiche impostemi, peroché si sa bene che, se quel che in voi è merito fusse ambizione, che vi averei giá sazio di laude. Ma ciò è nulla appresso a lo amore con cui riprendo me stesso, quando lo sdegno mi fa pensare come sia possibile che un personaggio ornato di tante eximie eccellenze si metta a gareggiare con la miseria dei virtuosi, ostinandosi in volere che la forza gli paia lusinghe. Egli è certo che gli