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che par che la lingua, che io ho, sia conversa in loro. Talché chi guarda il tacito del mio languire, ne ritrarrá il construtto che ritrae una sagace avertenza, quando, intenta al movere de le labbra altrui, sa ciò che si parla senza sentir le note. Benché il buon Guidiccione, traslato da le cose terrene a le celesti, non cura punto che altri divenga capace de le sue laude nei miei cordogli, e istima nulla che Tumore, nel quale, mercé di lui, mi distilla la doglia, divulghi il preclaro de l’opere ch’ei fece e il mirabile de le virtú che egli ebbe. Stassi il felice spirito ora lá suso, e, per avere compreso con le speculazion lontane ciò che adesso scorge ne la veritade prossima, lascia andare il perché le stelle sono anime de le menti divine. Egli non misura il perfetto e T imperfetto amore e odio che si trova tra i dodeci segni. Né contempla lo in che maniera i pianeti si voltano a lo indietro con moto contrario a quello del cielo. Non gli accade sapere per qual cagione il sole e la luna hanno principal protezzione de la vita del mondo. E, se bene il concento de le sfere lo riempie di dolcezza ineffabile, non pon mente se cotanta armonia è creata dal congiungimento dei loro impari intervalli, né se, distinti per compartita porzione, fanno pulso e moto d’esse circulazioni ; onde, comperando le cose gravi con le acute, incitano la natura a consentire che gli estremi da l’una parte gravemente e da l’altra acutamente suonino. Ma, intrinsicatosi ne la vision di Dio, ne fruisce quanto ne può fruire la capacitá d’uno dei piú eletti. Per la qual cosa egli riceve assoluta, incorruttibile ed eterna beatitudine.

Di Vinezia, il 3 di settembre 1541.