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CCCXXV

AL MAGNANIMO ENRICO OTTIMO MASSIMO

Dedica del secondo libro delle Lettere. Dal che voi, re inclito, per simigliare ne la eccellenza di tutte le virtú a l’aquila, signoreggiante ogni uccello, meritate onore e gloria, ecco ch’io vengo a onorarvi e a glorificarvi con l’offerta di questo mio piccolo parto. E, onorandovi e glorificandovi per cotal mezzo, mi accorgo, insieme col mondo, che Dio ha voluto che la natura vi produca non a bel caso, come il resto dei principi, ma a sommo studio. E ciò gli parve, peroohé le stelle sue avessero un suggetto capace a ricevere la grandezza de le loro influenze, i mirabili effetti de le quali, essendo raccolti nel sacro petto de la eterna Corona Vostra, movono con la medesima autoritá che esse mostrano lá suso. Onde, circa il potere infondere in altrui le grazie de la felicitá, séte equale al cielo; ma, nel conto del volere che altri sia libero dagli ostacoli de le miserie, lo avanzate. Questo dico, perché egli tolera la insolenzia degli influssi maligni, e voi stirpate la nequitá da le volontá prave. Talché vi si conviene il titolo di «Deitade», come di ragione vi si debbe il cognome di «divo», a causa che tuttavia fate gesti immortali; e appartienvisi la insegna di religioso, conciosiaché sempre riverite il divino culto, avenga che il farlo è claritá d’intendimento, testimonio di bontade, plenitudine di legge e segno di perfezzione. Ma, perché solo voi, oltra il confessare con la fede e con l’opere di esser suddito a la potenzia di Cristo, vi mantenete