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dando altrimenti, simigliamo colui che serve con troppo volontá, onde si move a fare il servigio inanzi che egli abbia intesa la imbasciata. Insomma tienti per fermo che Iddio ha cura de le persone che si sforzano di parer lui: si che è necessario, a chi vuol tenere de la Divinitá Sua, di far l’animo re degli errori. Ora reggati e guarditi Cristo, la cui bontá riceve ogni creatura, la quale conserva il soprano de l’anima nel candore de l’onestá celeste.

Di Venezia, il 20 di luglio 1538.

CCCXCII

A MESSER FRANCESCO COCCIO

Ne loda la risoluzione di essersi allontanato dalle corti e dato agli studi. Io molto laudo, perché a me assai piace, Tesservi voi, fratei mio, in tutto discluso dal desiderio de le corti, con la conclusione di porvi ne le braccia degli studi, le cui promessioni sono, a le speranze de le persone pacienti e savie, utili e gloriose; e la vertu de lo istesso sudore vi presta favore in acquistar la ricchezza e la lode. La signoria di quegli, che per natura furono bassi e per fortuna sono alti, è dura e non si confá punto con la tenerezza dei candidi spiriti. Si che, essendo Roma subietto di si fatte genti, è ben di fuggirla, nobilitando con le scienze la viltá del sangue, s’altri l’ha. Percioché egli è proprio de le creature gentili la bontá e la discrezione, onde si sdegnano di fare gli uffici villani e lordi. E anco gli è naturai vergogna il separarsi da la ragione. È una grande catena la sua. Ella collega insieme l’amore, la bontá, la cortesia, la modestia, la piacevolezza e Taltre civilitá. Non si nega che ne l’umiltá del nascimento non sia onestade, lealtá, conoscimento, temperanza, pietá e fortezza; ma non sale i gradi degli onori, se bene ha i piedi del merito, con la felicitá di quegli che recano la sua eccellenza da le fasce, percioché la sorte noi comporta. E,