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CCCLXX

AL VESCOVO DI NOCERA

Congratulazioni per le Storie. Ancora che l’etá nostra, monsignor reverendo, sia per se stessa stupenda, parebbe di verun pregio, se il magnanimo de la penna vostra non desse il corpo ai suoi gesti e l’anima al suo nome. Solo lo ingegno illustre del sacro Paolo è atto a tener vivi i sensi degli spiriti ne le sue membra ; solo egli sa esprimere gli eventi dei suoi casi; egli solo comprende in che modo ne le pugne la sorte drizza il ferro e i colpi, e la virtú regge il core e l’anima. Chi legge quel che scrivete, vede il maturo dei consigli, il sollecito de lo essequire, il fugace de l’occasione, il diligente del provedere e il repentino degli assalti. Vede la modestia de la ragione, l’autoritá degli essempi e la sicurtá de la esperienza. Legga pur si fatti annali chi vói vedere deliberare a la necessitá, risolvere al dubbio e consultare a l’occorrenza, con quei tratti con che Michelagnolo divino tondeggia le linee e distende i colori. Scolpite voi il grave, il terribile e il venerabile ne le figure de VIstoria vostra: onde se li pctrá ben dire testimonio dei tempi, luce de la veritá, vita de la memoria, maestra de la vita e nunzia de l’antiquitade; e tanto piú, quanto avete veduto piú voi che altro scrittore inteso. Lo intrepido del gran Iovio ha sofferto il terrore de l’armi, il furore degli esserciti, il tremendo de l’arteglierie, il crudele de le pugne e il miserabile dei conflitti ; né mai guerre, né mai tregue, né mai paci vi retennero pensiero né secreto. E la familiaritá propria non sapria desiderare altra dimestichezza di quella che vi gratifica con la Beatitudine dei pontefici, con l’Altezza degli imperadori e con la Maestá dei re; né la milizia intende piú oltre di quanto i suoi duci vi hanno col vero referito e coi fatti mostrato. Felici adunque coloro, che, imitando il sommo Alfonso d’Avolos, meritano stanza gradita nel teatro eterno di si vivente