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CCCLX

AL SIGNOR CAMILLO ORSINO

Si congratula per lo spirito religioso e per la disciplina introdotti nelle schiere da lui guidate. Ecco, o uomo invitto e cattolico, che, mentre il mondo si ammira che aviate introdotto il frequente culto de la religione nel repente essercizio de Tarmi, che le sue genti cominciano a porre il piede in su le vostre orme sacre ; imperoché, dove non è Iddio, non permane speranza di laude né certezza di gloria. È altrimenti difficile il riformare la corruzzion dei costumi che vincer le terre; avenga che in tutte le cose son piú nobili le opere de l’animo che del corpo, imperoché quelle si acquistano con la ragione e queste con la forza. Si che il far modesta la insolenza, continente la libertá e temperato lo impeto è dono di grazia, e non pregio di valore. Gran cosa che aviate purgato i vostri soldati in campo dai giuochi, da le bestemie, dai furti e da quelle cose, da le quali ancora i sacerdoti e nel monistero non si possono astenere! Onde essi propri guerrieri se ne glorieno e rallegrano, e, rallegrandosene e gloriandosene, ne referiscono laude a voi, prudentissimo autore d’una virtú non men premiata da Cristo che celebrata dagli uomini. Conciosiaché quello essercito, che teme tanto Giesu quanto sprezza la morte, ne porta seco la palma e il trionfo del duce che gli regge; onde i frutti de le sue fatiche son di lode e di onore. Basta d’esser fiero negli assalti dei nimici e altèro ne lo acquistar de la fama, non violando la degnitá del mestier proprio con Toprobrio degli atti vili. Insomma la eccellenza de la Vostra Signoria illustrissima è a la guisa del sole, che tinge del suo colore tutti quei pomi che piú gustono dei raggi di lui. Certo coloro son migliori, che maggiormente se le acostano. E però viva l’anima di voi, e, ascendendo i gradi dovuti col passo de le sue dotte e valorose qualitadi, faccia si che il santo essempio de la