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che, ne lo udire quel che voi me ne dite e quel che me ne conta la fama, ne ho tanta letizia quanto dolore. Io me ne rallegro, per esser uno dei maggior lumi de la comune patria, e me ne dolgo, per avere egli a provare la natura dei signori, la quale odia le virtú con l’affetto che ella ama i vizi. Pure io non mancarò in usare ogni mia auttoritá in benefizio di lui: però non vi rincresca di accennarmi in che cosa si bello spirito vorrebbe che lo adoperassi un principe. Questo cerco, per sapere come mi procedere nel favorirgli il voto. Intanto offerisco ogni mia cosa e la istessa persona ai suoi commodi. Io non rispondo a ciò che egli mi scrive, peroché i continui fastidi non mi lasciano. E, se nulla mancava, quel ladroncello, che in Francia mi ha giocati i danari, è andato in Inghilterra, e il re, senza mie carte, gliene ha dato cento altri; e, intesa la truffa, me ne ha mandati ducento piú. Si che non mancan travagli a chi ci vive. Benché ne la grandezza del mio animo si perde qualunche avversitá si sia.

Di Vinezia, il 19 di maggio 1540.

DXXV

AL DUCA COSIMO DI MEDICI

Dopo avergli abilmente ricordati i servigi prestati a Giovanni dalle Bande nere, si raccomanda a lui perché gli faccia render giustizia nella causa intentata pel ricupero del danaro barato a Gian Ambrogio degli Eusebi. Se fino a qui la necessitade mia, ricorrendo a la pietá di voi, padrone, ne ha ritratto ogni amorevolezza di cortesia, posso bene ora credere che la ragione, che io tengo nel ricorrere a la potestá che tenete, ne ritrarrá ciascun dever di giustizia. Io non ho voluto che niun gran maestro vi raccomandi il caso de la causa propria, conciosiaché l’onestá di lei non ha bisogno d’indorarsi col mordente de l’altrui favore. Ed è certo ch’io vorrei, mentre dura il dare de la sentenzia che per me si