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CDLXXXIII

AL MAGNIFICO OTTAVIANO DEI MEDICI

Accusa ricezione di cento scudi fattigli pagare dal duca Cosimo. Ma quanto questi è, verso di lui, diverso dal padre! Se la caritá vostra inverso la virtú fusse piú tepida, overo se voi mancasse de la bontá de la quale abondate, mal per quel poco ch’io costi sono. Veramente il nome de la servitú mia pare ne le orecchie del duca un mercante fallito ricovrato in una chiesa, di quelle che non dán cura se ci vien preso o no. E ciò causa la conoscenza che egli, giovane, non ha di me, vecchio: ché, se mi conoscesse, la sua mansuetudine mi saria ciò che mi è suto il padre. Benché non dispero di non avermi ad acquetare per mezzo de le vostre favorevoli discrezioni. Intanto goderò dei cento scudi pagatimi dal generoso messer Francesco Lioni per amor di Sua Eccellenzia, che mene è stata larga.

Di Vinezia, il n dí genaio 1540.

CDLXXXIV

A MESSER GIROLAMO VERALLO, LEGATO Intercede per lo Stancarò mantovano, imprigionato forse per eresia. Chi dubita, monsignore, che, si come la morte è l’ultimo dei terribili, io non sia lo estremo dei rimedi? Ecco che lo dimostrano i prieghi di coloro che, disperati d’ogni altro mezzo, spingono me ad intercedere apresso di voi nel caso del mantovano Stancarò ; la insolente dottrina del quale chiede in grazia d’esser punito con la giustizia, da che è indegno di essere asso-, luto con la misericordia. Benché la religiosa benignitá vostra,