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CDLXXV

AL RE DI FRANCIA

Manda alcune sue opere. Essendosi la Maestade Vostra inclinata a locarmi nel gregge dei servi suoi, è necessario ch’io facci qualche fede di si alta servitú; altrimenti ne sarei reputato indegno fin da me medesimo. E, per non avere altro che un buono animo e un piccolo ingegno, mi sforzo a testimoniar ciò con la divozion de l’uno e con la industria de l’altro. Io, oltra il continuo adorare il re mio con la sinceritá de la mente, non resto di essercitar tuttavia lo studio de la penna in dilettargli con l’opere simili a quelle che gli mando con questa. Prendale adunque la sua benigna mansuetudine, ché anco Iddio accetta i doni di qualunque si sia, riguardando al zelo che gli porge i voti, e non a le mani che gli offeriscono l’ostie.

Di Vinezia, il 13 di novembre 1539.

CDLXXVI

A MONSIGNOR DI BAIFFE

Interpone i suoi uffici perché l’architetto Serbo possa ricevere i trecento scudi promessigli dal re Francesco. Illustrissimo padrone, egli è da creder che la memoria di voi, che séte ornato di quelle scienze e di quelle bontá di che ci adorna il cielo e la natura, quando vòle che il caduco del mortale si converta nel perpetuo de la immortalitá, mi stia fissa nel petto non altrimenti che mi foste presente. Adunque io, che tengo ne l’animo coloro che mi son noti solamente per