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burla il papa? Quando sia che Vostra Signoria illustrissima dubiti del modo col quale l’affezzione, che mi esce de le viscere, l’adora, guardi in che maniera io mi ho taciuto la baia datami da lei e chiarirassene.

Di Vinezia, il io di novembre 1530.

CDLXXI

A LA MARCHESA DEL VASTO

Ringrazia del dono di una collana d’oro e d’una veste di seta. La collana d’oro, o felice signora, e la vesta di seta a me donata da la nobiltá di voi e da la generositá del vostro marito, oltra l’essermi non men care per la vaghezza che accette per il pregio, mi hanno risoluto che la liberalitá de l’uno e la cortesia de l’altra sono a le virtú di colui e di costui ciò che è il sole al di e la luna a la notte. E, si come la notte e il di, per la familiaritá la qual tengono coi raggi di quello e col lume di questa, si rallegrano de lo apparir loro, ma non se ne maravigliono ; cosi i virtuosi, avezzi a godere dei continui presenti del marchese del Vasto e de la marchesa, nel giugnerle dei doni di tutti due ne giubilano senza stupirsene, ne la maniera che ho fatto io. E, quando ancora l’Eccellenze di si magnanimi personaggi non mi fussero stati larghi de le lor grazie, non era per darci niente di cura, percioché non sarebbe miracolo se il soverchio de le spese, che tuttavia fate, s’interponesse tra la splendidezza vostra e la necessitá di chi se ne pasce, percioché i nuvoli similmente s’interpongono al lucente e al chiaro dei predetti pianeti, onde è forza che manchino al di e a la notte de la solita mercede. Or io son per sempre mostrare a la bontá d’Alfonso d’Avolos e a quella di Maria di Aragona la gratitudine che per me si può e il desiderio mio in voler far ciò che è infinito, come sono infiniti i benefici ricevuti da l’una e da l’altra magnanimitá.

Di Vinezia, il 12 di novembre 1539.