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sono di piú importanza che le dimostrazioni de le carte, non si può dire che, non vi rispondendo con lo scrivere, non vi abbia risposto con la intenzione; e, pigliando tuttavia in grado del mio onore e in prò del mio utile ciò che mai per mezzo vostro si operò verso le cose che mi appartengono, sempre ve ne rendei grazie o con la lingua de la mente o con la penna del pensiero. Né mi è punto nuovo che di presente vi affatichiate in fare che Santa Caterina accetti la nipote mia nel convento suo; ché, se bene tutt’ i monasteri d‘Arezzo (cittá non meri prudente che valorosa) sono tanto pronti negli uffici de la religione quanto ubidienti nei precetti di Dio, non le ho mai augurato luogo altrove; e il parere altrimenti è suto d’altrui presunzione e non di mia superbia. Non conviene a me, uomo infimo e ignoto, il tentare di mescolarmi con le nobiltá e con le grandezze. Ma, se io fussi di quegli che mettono il favore dove non basta la virtú, forse che la riverenza di altri si ridurria a la umiltá dovuta; e, guardando Cristo, la cui misericordia per conto di sangue né per cagion di dota non rifiutò mai sposa, che se gli proferisse, non ci disprezzarebbe. Benché il voler divino, e non l’alterezza di tali, causa ciò. Ma piaccia al cielo che le mie scritture glorifichino quelle suore, il cui abito dee vestire la mia parente. Visitandomi a questi giorni non so qual signore, mi trasse dagli occhi le lagrime del fervore, nel raccontarmi con quali costumi, con quale modestia e con che onestá hanno riformato i monasteri capuani le ottime matrone mandategli di costi da le ministre di Santa Caterina. Egli mi giurò che le moniche loro vivono con lo essempio de le nostre. Ed, essendo cosi, la patria di noi, famosa per le qualitá degli uomini, comincia a diventar gloriosa per la santitá de le donne. E, perché altro è lo insegnare a le genti i modi con cui si serve a Dio che gli atti con cui si santificava a Giove, la disciplina sacerdotale, che dagli antichi aretini imparorono gli invitti romani, cede a la dottrina spirituale di persone cosi fatte. Onde io mi reputo somma felicitá il riporre la figliuola de la mia sorella ne le braccia de la venerabile previdenza di si giuste religiose; e se voi, cortesissimo gentiluomo, volete farmi