Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/77

mi usciranno de l’ingegno, ve ne contribuirò la maggior parte, come a cosa reverita dal mondo, non pur da me. Ma perché non mi posso io trasformare nel pensiero, e venire fra il romore del di e il silenzio de la notte fino a Napoli, per poterle basciar la mano, e, ciò fatto, gittarmi dinanzi al veceré? la cui alta natura con le sue promesse ha di molto avanzato i miei voti, e, senza altro dono, assai mi avea donato a porger gli occhi ad alcune righe che le scrissi. Ma io aborirei la servitú, che vi séte degnata che io pigli con Vostra Eccellenza, se Quella indugiasse a comandarmi.

Di Venezia, il 28 di novembre 1535.

LIX

AL MAGNO ANTONIO DA LEVA

Lo conforta per la morte della figliuola Giovauna. La Vostra Eccellenza non doverebbe maravigliarsi del furto che de la figliuola le ha fatto il cielo per man de la morte, né manco alzare il ciglio per i guai che le danno i continui accidenti del male. Si doveria bene stupire, se l’aversitá non l’assalissero, perché ogni sua grave occorrenza deriva da Dio, il quale non consente che gli uomini gli sien compagni, come gli sareste voi, che con la gloria vostra alluminate il mondo, se non foste oppresso da cosi fatte passioni, onde vi potreste attribuire il titolo di «beatissimo», nonché di «beato». Orsú! l’onorata vostra figlia è morta: che miraeoi perciò? non si ha egli a morire? non si nasce per tale effetto? non doviam noi dar luogo a chi viene? non ci è stato Cristo a parte con noi? e, se non si morisse, per qual via si passarebbe al paradiso? e, se cosi è, parvi che il pianto sia degno del vostro animo? Un poco di terra, che si risolve in terra, non merita lagrime; e, quando sia che la carne, clic amaste teneramente, vi affliga, confortivi ella, che è ora in grembo al suo Fattore. E, mentre i capitani