Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/66

XLIX

AL CASTILEGIO

Lo prega di consegnare una lettera a Ferdinando d’Austria e di raccomandarlo a lui. Benché la lettera di Vostra Signoria me ammonissi, con la sua gravitá, con la sua altezza e con la sua bella maniera, a scrivervi non con la pura semplicitá de la natura, ma con la industria de l’arte ancora, non restarò perciò con queste inette parole di non pregar Quella che voglia, per sua naturai cortesia, dar la carta, ch’io mando, in mano di Sua Maestá. E, mentre udite leggerla, dite alcuna di quelle parole che sogliono uscire di bocca d’un personaggio, qual è il vostro, per beneficio d’uno, qual sono io; e, perché i principi non vengono mai a capo de le promesse loro, pungete il re dei romani due o tre volte con gli sproni de l’aflTezzione, ch’io so che mi portate. Io non scrivo al reverendissimo di Trento, a cui mando la Umanitá di Cristo, per lo interesse che io scrivo a la Signoria Vostra, perché, essendomi egli signore e benefattore, si moverá da se stesso; onde io mi consolarò mercé sua e vostra. E perciò a lui e a voi bascio le mani.

Di Venezia, il 4 di giugno 1535.

L

AL SIGNOR ERCOLE DUCA DI FERRARA

LO ringrazia di avergli fatto far visita dal suo ambasciatore, e accenna alla morte del Cardinal Ippolito dei Medici. Egli non si disconvien punto a la grandezza di Vostra Eccellenza il tener cura dei suoi servi ne la maniera che Quella ha mostrato tener di me. Ma, benché voi ubbidiate a la vostra