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e che pel loro formato economico dovevano fare concorrenza alla lussuosa edizione dell’amico e compare Marcolini, cui egli aveva ceduto formalmente, per dono grazioso, la proprietá letteraria del libro (se di proprietá letteraria si può parlare nel Cinquecento)? ( 0 . Si ricorderá ancora una volta, contro codesto ragionamento, che l’A. esercitava sulle tipografie veneziane un vero e proprio diritto di camorra, per cui nulla si poteva in queste stampare o ristampare senza il consenso, tacito o manifesto, del grande ricattatore. Ma, francamente, la leggenda di codesto camorristico diritto è frutto di una troppo esagerata generalizzazione di un fatto singolo (la prepotente inframmettenza usata indubbiamente dall’A. durante la stampa dell ’Orlando del Berni), perché la si possa allegare in ogni circostanza come veritá storica indiscussa (2). II. Comunque, la storia esterna del primo libro delle Lettere entra in una nuova fase, mercé la pubblicazione della seconda edizione marcoliniana [il/ 2 ], diventata oggi ancora meno accessibile della prima, e perciò materia di parecchie discussioni tra i bibliografi. Il Fontanini non la conobbe. Il Mazzuchelli ( 3 ) la cita cosi: «Le lettere, ecc. ristampate nuovamente con giunta d’altre XXV. In Vinegia, per Francesco Marcolini da Forlí, alla chiesa della Terneta, nell’anno del Signore 1538, il mese d’agosto, in fogl.»; Lo Zeno(d, che la cita conformemente al Mazzuchelli, aggiunge questi particolari: «Fra le due edizioni in foglio [la e la ; 7 /*J passa... un notabile divario, ed è che, ove in piú luoghi erano nella prima nominati Niccolò e Vincenzio Franco, fratelli, con espressioni di stima e di benevolenza, vennero nella seconda cancellati dappertutto i lor nomi, e le lettere e le espressioni, con qualche cambiamento, furono trasferite in altri soggetti». Inoltre vi è «qualche altra lettera con varia soprascritta: cosi per esempio la lettera prima scritta ad Agostino Ricchi, allievo un tempo dell’A., (r) SI veda la cit. lett. al Marcolini del 22 giugno 1537, in questo voi., p. i8t, e cfr. la citata lett. al Dolce, in cui l’A. si duole per l’appunto delle «piaghe monstruose clic la rabbia dei librai, invidiando il Marcolino, ha voluto che faccino gli stampatori in tutti i volumi che escono da me». (2) Si veda sulla questione, in senso esageratamente sfavorevole all’A., Virgii.i, i T . rtei~ni (Firenze, 1881), cap. x, e, in senso esageratamente favorevole, Bkktani, •op. cit., p. 87 sgg. ()) Op. e loc. cit. (4) Op. cit., pp. 196-7.