Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/390

il mio animo, essendo egli pur obligato a la vostra gentilezza vecchia? Voi cominciaste di Constantinopoli a farmi sentir l’odore de le qualitá che v’han concesse le stelle. Io, tosto che mi lessi il nome in una vostra al magnanimo generale dei crocicchicri, se bene non vi avea piú visto, vi scòrsi la probitá nel volto, l’eximio nel fronte, il venerabile ne l’etá, il grave ne le operazioni e il grazioso ne le maniere; perciò il gran sultan e il bassa Ibraim, dispregiatori dei regni, aprezzarono la somma de le vostre destre vertú, il seme de le quali ha sparto in Levante la continenza, la benignitá, l’amore, la fede e i costumi che ci sono. E quel principe turco, che vi disse che altri dee far ogni cosa per non portarsene la fama in sepoltura, trasse il sale di si nobil sentenzia da lo spirito dei vostri parlari, la cui acutezza è l’istoria dei gesti di tutti gli imperadori ottomani: onde si resta stupido udendo uscirvi de la memoria i gradi, i titoli, i nomi e i cognomi di si strane nazioni; e, distinguendo le nature di gente in gente, le mostrate vive nel disegno de le parole, come a me mostraste la mente il di che vi parve d’onorarmi, essendo voi nel magistrato dei capi : atto conveniente a la nobile generositá Zena. Ma stiane sicura la Magnificenzia Vostra che le ne renderò un cambio non punto dissimile dai benefici ricevuti.

Di Venezia, il 21 di decembre 1537.

CCCXIII

AL CONTE GIOVANNI DI PORZIA

Lo conforta della morte di Livio Liviano. Se non che l’affezzione noi comporteria, direi, signore, che ci confortassimo circa la morte del signor Livio, col pensare che mai non vòlse dar fede ai consigli dei nostri ricordi. Gran cosa ch’egli volesse perdere il duca d’Urbino, che l’avea sempre tenuto per figliuolo, a petizion di Pierluigi, che non lo tenne mai per cognato (0. Beato lui, se si toglieva i seicento fanti offerti) Cosi Af 3 , che qui seguo. M* : «a petiz-iou di chi non lo tenne», ecc.