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raccomandiate, imita i tremendi andari di quella terribil memoria; onde la fortuna, principal sostegno de le imprese, gli favorirá il valore, come anco scorgerá il vostro.

Di Venezia, il 25 di novembre 1537.

CCLIV

A MESSER PAOLO DA ROMA

Gode che egli sia ritornato da Roma, e ne loda la scienza medica e la caritá. Quando intesi, fratello, che eravate pur trascorso fino a Roma, stetti cosi sopra di me, pensando che il diavolo avesse tentato la quiete del vostro stato. Sendomi poi detto che vi era paruto di rimanerci, perdei tutta la divozione, che sempre ebbi nel consiglio e ne l’esperienza di voi, dicendo: — Può far la fortuna, se bene il senato di cotal patria l’ha messo per i suoi meriti nel catalogo degli illustri cittadini, che una persona di tanto pregio e cotanto necessaria depositi se stesso e la sua facultá nei continui pericoli, che ci sono e saranvi in eterno mercé de la malizia di ciascheduno? — Ma ora, che per una di man propria sento che siate in Bologna e di sollecito ritorno, l’animo mio è risuscitato, si per rivedere l’uomo a cui doppo Iddio debbo la mia vita e quella di Lionardo, si per la comune salute di questa cittá inclita, la quale abbraccia non meno la bontá, di che sete pieno, che le vertú, di cui séte colmo. Altro che acqua incantata è il procedere canonico, che fate nel mortale de le ferite! Sicuro e dolce è l’andare de la chirurgia, che vi fa essercitare la caritá e non l’avarizia. Ha ben ragione il mondo di essaltarvi, perché voi solo, mentre tentate di sostener vive le morti d’altri, vi trasformate, con l’affetto, con la scienza e con la pratica de l’arte, nel rimedio che ponete su le piaghe; talché, medicando altrui, procacciate la sanitá a voi medesimo. E perciò Iddio vi rinverdisce l’etá, vi consola la mente e vi moltiplica le ricchezze: onde potete finire di nobilitare con dote onorevoli P. Abetino, Ledete -1. 10