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A DON LOPE SORIA

Sollecitazioni pel pagamento della pensione imperiale. Io so che a quegli di Pinaruolo non è stato cosi diabolico il digiuno di cotanti giorni, quanto a me saria l’aspettar un mese il pagamento de la lettra di cambio. È possibile che i ministri non sappiano ridonare, con ciò che non gli costa, i doni concessi dai lor signori? Qual crudeltá si potria trovar maggiore che dar si bestiai lunga al mio insopportabile bisogno? Eccomi a porgervi prieghi e scongiuri. Ecco a supplicarvi a far si che il Tedesco, a cui è inderizzata la somma de la quinta paga, me la dia; altrimenti io ne patirò. Ma voi, che non mi avete fino a qui mancato del vostro, non mi mancate ora di quel d’altri. Io annoverarci piú tosto i peli neri e i bianchi, che ho ne la barba, che i benefici che m’avete fatti e spero che mi fará il discreto acorgimento de la vostra destra diligenza. Ma io l’ho a mente, e di ciò renderò testimonianza forse eterna. Si che disconciate un poco gli ordini de la mercanzia con le intercessioni, facendo si ch’io resti servito di cotali danari; ché, per Dio, non posso far senza.

Di Venezia, il 5 di novembre 1537. CCXX 1 AL SIGNOR CIPRIANI PALAVICINO Complimenti. Se voi vedeste, signore, la dote che in ogni cosa per sodisfazion di se stesso v’ha dato il ciclo, giudicareste debito di merito e non benignitá di natura l’afTezzion, che mi inchina a riverirvi, non pure ad amarvi, perché i vostri atti non girano occhio, né stendon mano, né movon piede, né formon parola