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l’Oriente, s’inchinano ai gonfaloni di Macometto. Ahi pessima sete del dominare! ahi crudele volontá de la vendetta! tu, tu debbi ingombrare la mente del piú candido e del piú nobil re che fusse mai? Dove è, Francesco, la prudenza valorosa, che, per esser nata fra le vittorie, vi ha arricchito di tanti trionfi? Ella è pur con voi. E perciò essaudite le supplicazioni de la Chiesa e i voti del suo popolo. Ecco Paolo che vi chiama, ecco Carlo che vi acetta, ecco Marco che vi esorta a far si, che piú tosto vi abbiate a lodar de la prestezza che a pentir de la tarditá, risolvendo che ogni ragion, che vi pare aver con gli uomini, è un torto che si fa a Cristo.

Di Venezia, il 18 di settembre 1537. CXCVI 1 AL DUCA D’URBINO Congratulazioni per la sua nomina a generalissimo della lega di Roma, Spagna e Venezia contro il Turco. Io non mi rallegro, signore, de la elezzione che fanno di voi Sua Santitá, Sua Maestá e Sua Serenitá, perché quante volte il papa, l’imperadore e i vcniziani han pensato, per abbattere il Turco, di unire le possanze loro in un poter solo, tante volte séte stato generale de la lega cristianissima. Perché ogni pensamento saria nullo, non se gli dando essccuzione per mezzo de le vostre conoscenze: onde è vecchio il grado che ci par nuovo. Mi consolo bene che le qualitá del mio signore, che fino a qui han fatto buone opre, faccin or miracoli ; e ciò testimonia Iddio, la cui bontade, mentre eravate provocato contra la Chiesa, ha permesso che il vicario suo commetta le speranze de le sue armi e dei suoi onori ne l’arbitrio dei capaci consigli di Francesco Maria, manifesto cssempio de la religione, del merito e de la esperienza. Ma, se la fortuna, che, per non perder la fama, impara la discrezione dal procedere de le vostre imprese, ci