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Io voglio piú tosto far bugiarda la mia deliberazione che ingiuriare la vostra vertú, la qual prego che abbia caro il desiderio ch’io ho di predicarla.

Di Venezia, il 16 di settembre 1537.

CXCIII

AL

(ALARISSIMO MESSER FRANCESCO DONATO cavalier e procuratore (1). Ne loda la sapienza di governo e gli raccomanda Tiziano. Veramente, signore, la maraviglia che ho avuta ognora de la benivolenza che vi portano le genti, non mi fa piú stupire, non per altro che per comprender io che ciò nasce dai benefici che la degnitá de la vostra nobiltade conferisce ad altri, bontá di se stessa, faccendo sempre opre ottime inverso i bisogni degli uomini. Onde séte amato piú che il sole, spirto del mondo; e, si come egli si leva la mattina a farci lume senza esserne pregato, cosi voi aiutate l’innocenzia d’ognuno # senza aspettar né lodi né adulazioni. E perciò il grido comune è diventato una tromba, che fa rimbombare in tutti i cori come, per esser voi buono e giusto rettore, vi partiste tuttavia da le publiche aministrazioni non ricco, ma illustre. Ed, essendo la vostra dottrina sapienza del reggimento, potete insegnare a reggere a quegli che lo sanno fare, non solo a chi ha necessitá d’impararlo; né mai, essendo voi al governo altrui, deste cotale onore a la potenzia del sangue gentile, ma a l’intelletto concessovi da Dio. E per ciò il grado, in cui vi tengono le civili vertú del preclaro animo vostro, risplende ne la etá reverenda, ne la quale vi prospera il dono di Cristo e de la natura, perché, quando uno va mendicando aiuto, trovi la Vostra Magnificenza che gliene porga, come so che porgerá a la miracolosa vertú del divin Tiziano.

Di Venezia, il 16 di settembre 1537. (1) Af l \ «Al magnifico in. F. D.».