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pure a pensarlo. Onde me gli raccomando, ché cosi vòle la mia piú che figlia e sua sorella, Lucrezia, e Girolamo, fratei di lei, il qual si è obligato a fornirmi di melloni sera e marina. Or state sano, ch’io, per me, ho avuto tre termini di febre pericolosissima e ne son fuora per la grazia di Dio, e non mercé de l’osservar gli ordini dei medici.

Di Venezia, il 13 di luglio 1537.

CLXVIII

AL SIGNOR MARIO BANDINI

Augura al Cardinal Piccolomini di diventare, un giorno, papa. Io non voglio, capitano, produrre per iscusa del mio non aver subito risposto a la vostra lettra, non men graziosa che dolce, le faccende né il male ch’io ho avuto, perché doveva por da canto i negozi e tollerar le febbri per sodisfare a la gentilezza di un si fatto cavaliero, faccendoli fede che i suoi pari mi son cosi presso al core, come lontano da la mente chi non imita voi ne la vertu e ne la mansuetudine. Se fusse lecito di avertire Iddio e di dar legge ai cieli, direi che Iddio e i cieli doverebbero per comune salute, tosto che levano per man de la morte il pontefice di sede, porvi il zio vostro, onde Roma si riornarebbe di quella letizia, di quelle pompe e di quegli spirti, di che l’ha vòta la brutezza de l’animo altrui. Certo che la fortuna può fare un plebeio principe, ma sopra le nature non ha ella giuridizione alcuna. E perciò chi ci nasce senza zelo di generositá, quanto piú è tirato in altezza tanto piú si abassa: per la qual cosa il sangue, che si crede illustrare per il favore che gli dá la sorte, si fa oscuro; si che, diventato villano, si sotterra insieme con i suoi titoli e con i suoi cognomi. Ma leggerete voi ciò che ivi scrivo, senza pigliar l’augurio de la futura vostra felicitá? Io ho detti cotanti veri ai miei di, ch’io dirò ancor questo; e, quando sará che, per le vertú che dei due Pii