Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/177

CXLI

A MESSER AGOSTINO RICCHI

Acclude la precedente lettera, e narra della proposta fattagli dal duca di Montmorency di passare al re Francesco. Io, figliuolo, vi mando aperta la lettra di quello Sperone, che fa tarda la fuga al volo de la fama altrui, accioché la vediate e, vedendola, fate che egli l’abbia, quando sia che ella vi paia degna di pervenirgli in mano. Per mia fé, ch’io l’ho fatta a penna correndo, per le molte occupazioni ch’io tengo nel rispondere a le ricevute da luoghi infiniti; benché doveva lasciar da canto ogni altra occorrenza per sodisfare a lui, che trapassa il sommo del colmo di qualunche altezza si rivolga al cielo. E del non l’aver fatto chiedetene perdono a la sua piacevolezza, a mio nome. E, per dirvi, il gran maestro di Francia mi manda a dire queste proprie parole: — Quando l’Aretino voglia scrivere e parlare de l’imperador suo e del mio re secondo il merito de l’tina e de l’altra Maestá, non perdonando a la veritade, io gli voglio far dare in sua vita quattrocento scudi l’anno; e ne spetto la risposta. — Or ecco che la vertú mia si venderia a l’incanto, se io fusse tanto avaro quanto son prodigo e non conoscessi i meriti cesarei. Or atendete ad affaticarvi, per poter poi riposare.

Di Venezia, il 6 di giugno 1537. CXLI 1 A MESSER GIROLAMO COMITOLO Si rallegra che egli sia agente del conte Guido Rangone, presso Francesco I; annuncia di scrivere al duca d’Atri, all’Alamanni e al Monttnorency; gli porge i saluti di vari amici; comunica la morte del p. Damiano. Io ricevei, diligentissimo amico, la prima vostra ne la venuta de l’illustrissimo conte Guido, e mi rallegrai del luogo che, con grazia de la magnanima sua consorte, v’ha dato la Sua