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libro primo 5

la rovina de chi guadagna e la salute de chi perde: perché i vincitori, acecati da l’insolenzia de la superbia, si scordano di Dio e ramentansi di loro stessi; e i perdenti, ralluminati da la modestia de l’umiltá, si dimenticano di lor medesimi e ricordansi di Dio. E chi non sa che la Fortuna favoreggia quegli che se gli adormentano in grembo, per tòrgli il senno? Or non vi vergognate del crollo che ella v’ha dato, perché sareste degno d’ogni male, arossandovi de la sorte vostra. Ricogliete ciò che d’intorno a le sue molestie ha sparso la mente, appoggiandovi con tutte le doti de l’animo a la colonna de la sua fortezza, tenendo sempre desto quello spirito vivace che arse continuamente nel valor reale, le cui eccellenzie non si fanno men temere legate che sciolte. E siavi il sinistro, dove vi trovate, un freno, che non vi lasci correre a pensare, non pure a pigliare, l’imprese con temeritá, perché verrá tempo che vi sará utile e dolce la ricordanza de le cose presenti. Né per altro è piaciuto a Cristo che la Vostra Maestade sia ne l’arbitrio di quella del suo avversario, che per esser voi uomo, come è anco egli. E, se mesurate l’ombra dei corpi vostri, la trovarete né piú né meno che si fussero inanzi che l’un restasse vinto e l’altro vittorioso.

Di Roma, il 24 di aprile 1525.

III

A MESSER FRANCESCO DEGLI ALBIZI

Descrive la morte di Giovanni dalle Bande nere.

Ne l’appressarsi l’ora che i fati con il consenso di Dio avevano prescritto al fine del signor nostro, l’Alterezza Sua si mosse con la solita terribilitá inverso Governo, nel circuito del qual si erano fortificati i nimici; e, travagliandosi intorno ad alcune fornaci, ecco (oimè!) un moschetto, che gli percuote quella gamba giá ferita d’archibuso. Né si tosto il colpo fu sentito da lui, che ne l’essercito cadde la paura e la maninconia, onde mori l’ardire