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pennello, dilettatosi in dipignerle, ci avesse agiunto. E, mentre pensava a la divinitá loro, col sospettar che non fussero come ella mi giurava che pur erano, ecco il signor Giambattista Castaldo, specchio di valorosa cavaleria, che mi trae di dubbio con il mandarmi l’ornamento e la vernice di colai vostra imagine in una sua carta. Egli mi comandava coi prieghi ch’io venissi a inchinarmivi, accioch’io confessassi che la fama aveva figurato in voi parte di quello che vi han dato i cieli. Io vi sarei corso inand a onorarvi, si perché egli me l’imponeva, sf perché il mio dritto era a riverir voi, degnissima di riverenza. Ma la mia sventura, che diede cagione a la vostra partenza, non vòlse ch’io l’ubidissi, sodisfacendo a me e compiacendo a la fama, che si saria rallegrata in vedermi stupire dei vostri meriti, la cui maestá vi siede in mezzo de la fronte, tenendo a la destra gli essecutori de le bellezze de l’animo e a la sinistra i ministri de le bellezze del corpo; onde io, converso ne le maraviglie de le eccellenze di cotanto spettacolo, averei nobilitato le indegnitá mie. Benché è stato pur troppo che la sorte mi abbia ricondotto inanzi il mio amorevole Montesdocca, per via del quale ho compito di conoscere le vostre condizioni infinite, con il comprenderne una sola. Io, per dono de la cortesia, che mi ha legato con le catene de la gentilezza, dico che séte quella che mi pareva impossibile che voi foste; né mi curo piú che mi si faccia fede de le grazie che celestemente vi fregiano, perché, dove è la cortesia, son tutti i tesori de le stelle, e, senza lei, è nulla qualunque grado di vertu in donna o in uomo si sia. E credo certo che la cortesia abbia potestá, se non d’illustrare, almen di ricoprire il vizio, tanto ha ella possanza. Si che beata voi, che tanta ne avete, che ne fate divizia al secolo, che brama udir come io so esser grato a l’atto generoso, che da parte vostra m’ha presentato il trinzante, dono signorile e leggiadro. Per Dio, che, nel vederlo dolcemente ardere e ridere nel suo oro e ne la sua seta, lo simigliai a le note vaghe e care di che è tessuto il vostro nome, le quali, proferendolo, il fan sonare con una vaga, cara e ardente dolcezza. Ma qual cambio renderò io mai a cosi fatta dimostrazione? Ecco che io vi