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topsia, (a suo tempo, s’intende) non mi si troverebbe il tempio, ancora abbastanza ben chiomato, quantunque già un po’ grigio, della mia ragione deturpato da quegli ornamenti belluini. Questo lo dico di me, e lo dico sul serio. Ma sarebbe possibile che io generalizzassi troppo? Poichè il signor vescovo Rota non vuole saperne di astrazioni mentali, ed esige che il pensiero si identifichi colla realtà stessa della cosa pensata, bisogna dire che egli abbia dei fatti in contrario alla mia povera opinione, e che qualcheduno, del quale egli, prima e meglio di ogni altro, possa fare testimonianza nella parte più augusta della sua persona, si senta veramente, quando parla di corna, non una semplice astrazione mentale, ma proprio una realtà palpabile e visibile, proprio una corona indecorosa ed oscena.

È così? Ebbene, io non mi oppongo: e così sia. Ancora però sarei da scusare, se, stabilendo la regola, non ho tenuto conto della eccezione, a motivo della sua estrema rarità.

Prof. Roberto Ardigò


(Dal numero dell’8 agosto 1872 del giornale La Provincia di Mantova)


La psicologia positiva e i problemi della filosofia.

Dialogo II - Il filosofo ed un ignorante.


Ignorante — Dopo il primo nostro Dialogo mi è venuto il ticchio di fare il filosofo. Sarò l’asino che suonava il flauto, ma pazienza. Ditemi, signor filosofo. Abbiamo noi un’anima, sì, o no? Mi pare che diceste di no.

Filosofo — Ecco, intendiamoci: «Come la materia non è altro che una astrazione de’ fenomeni fisici, così l’anima non è, se non un’astrazione de’ fenomeni morali (Psicologia ecc. pag. 168)».