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70 | Scritti vari |
Da tutto questo si raccoglie che nell’unico argomento addotto in tutta la lettera dal signor De Sanctis, per mostrare che non cito i padri nel loro originale, che li falso, che li altero nella traduzione e li mutilo, si ha invece la prova più manifesta che lo stesso signor De Sanctis non cita i padri nell’originale, altera e falsa i passi nella tradizione e li mutila, affinchè possano meglio servire al suo intento.
Il signor De Sanctis mi domanda perchè non parlo nelle mie Osservazioni, dei diversi significati attribuiti alla parola Sacramento da Dionigi Areopagita, da S. Agostino, da S. Bernardo. Questa domanda mi sembra così priva di senso e fuori di luogo, che mi ha confermato in un dubbio concepito nel leggere la sua lettera: dubbio che non voglio celare ai lettori. Le idee, le notizie contenute in questa lettera sono state suggerite al vecchio teologo dalle speciali esigenze della polemica contro le mie Osservazioni, o sono invece i soliti vecchi ferri di bottega, già preparati da un pezzo, per essere adoperati tutte le volte che occorre di lavorare a danno della confessione, siano o non siano adattati al caso? Inclino ad abbracciare questo secondo supposto.
Nelle mie Osservazioni ho provato, con tutta la evidenza possibile, dalla idea stessa che annettono i cattolici alla parola Sacramento, dall’essere stata sempre computata nel novero dei sacramenti propriamente detti anche la penitenza e quindi la confessione, dal trovarsi le regole di amministrarla negli antichi sacramentari, dalle definizioni di Pietro Lombardo, identiche a quelle del catechismo, ________
constituo, submoveri (de poenitentia videlicet, quae ita a fidelibus postulatur); ne de singulorum peccatorum genere libellis scripta professio publice recitetur; cum reatus conscientiarum sufficiat solia sacerdotibus indicari confessione secreta (S. Leonis M. Op. Venetiis, 1753, col. 1430-31, ep. 168).