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Polemiche 49

si lasciò da parte. Della confessione, perchè quanto ad essa non c’era nessuna divergenza di opinioni, non si questionò punto. Nell’Atto di unione della chiesa latina colla greca già scismatica si espresse la fede vera circa lo Spirito Santo, l’autorità del papa, il purgatorio, il pane dell’eucaristia; perchè questi erano i punti intorno ai quali prima si dissentiva. Della confessione nemmeno una parola. Si sapeva che la fede relativamente a quella non aveva mai cessato di essere la medesima pei greci e pei latini. Lo stesso deve dirsi delle trattative, degli accordi e degli atti d’unione che ebbero luogo, come in appendice ai primi, colle minori comunità orientali dei Giacobiti, degli Etiopi, ecc. Quando però si venne a trattare cogli Armeni si riconobbe che, quantunque benissimo disposti a tornare nel grembo della chiesa universale, non avevano cognizioni abbastanza chiare ed esatte intorno alle cose da credersi. Che cosa si è pensato allora di fare? Si è pensato di redigere una esposizione compendiata di tutti gli articoli della fede cristiana, valendosi per questo dei libri stessi, che si adoperavano nelle scuole teologiche.

Naturalmente in questa esposizione è contenuta l’antichissima dottrina cattolica dei sacramenti, e tra questi della penitenza, e in relazione alla penitenza della confessione. Ma qui, come è chiaro anche ad un cieco, la confessione è introdotta come il battesimo, come la trinità, come l’esistenza di Dio, come tutte le altre parti della dottrina cristiana. Uno che dicesse: in questo atto d’unione degli Armeni, sancito nel concilio di Firenze, si parla della confessione, come parte del sacramento della penitenza, dunque il concilio l’inventa; seguitando colla medesima logica, dovrebbe dire anche, che lo stesso concilio ha inventato la trinità, l’incarnazione, il battesimo, ecc. Se il signor articolista andrà a vedere questo atto per gli Armeni nel Labbeo, che sempre cita senza mai averlo avuto in mano, troverà che nel margine dello