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tutto regolarsi secondo i canoni, la sacra scrittura e la consuetudine ecclesiastica. E per ottenere che le cose si facessero rettamente, ordina che i sacerdoti leggano, meditino, insegnino le disposizioni di tutti i concilii (conc. 37); insomma sempre le cose antiche. Questi canoni adunque, anzichè contenere una ordinazione nuova, sono al contrario anch’essi una prova eloquentissima, che la confessione in tutti i tempi è stata considerata come di istituzione, che risale allo stesso principio della chiesa. Vi è qualche cosa di nuovo? Questi lo condannano. Vi è qualche cosa di antico? Lo ricordano e lo richiamano in vigore.

Ora che cosa diremo di ciò che ha scritto il sig. E. P., che fu «ordinata» la confessione ma «volontaria»? Fu ordinata? Dunque non potè più essere volontaria. Restò volontaria? Dunque non fu ordinata. Il vero si è, che non fu ordinata (come abbiamo veduto), perchè era già in vigore ab immemorabili; che però era ritenuta, non già volontaria, ma indispensabile, per ottenere il perdono dei peccati. Tanto indispensabile, che nel canone 32 del detto concilio di Chalons si insiste sulla necessità, che i peccati gravi siano confessati tutti, nessuno eccettuato.

— Sì: ma in questo tempo non si sapeva ancor nulla di assoluzione. Almeno questa deve essere stata introdotta dopo. Sopra nell’articolo, è detto che l’assoluzione fu introdotta nella Spagna nel 550: qui, che non si conosceva ancora nell’813. Bella coerenza!

Non si conosceva l’assoluzione nell’813? Mi contenterò di riferire un passo di Alcuino (morto nell’anno 804), dell’uomo il più colto del suo tempo, maestro dello stesso Carlo Magno, i cui scritti godevano di una immensa autorità. Dice Alcuino nella lettera CXII1, dopo aver parlato del battesimo: «Perchè nel secondo battesimo della penitenza, per mezzo dell’umile confessione, non dobbiamo del pari pel ministero sacerdotale essere as-


  1. Patrol. del Migne, Parigi 1851, tomo 100, col. 339, B.