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Polemiche 27

di rimettere e di ritenere i peccati1, che per monumenti indubbi consta essere stato stabilito fino dal principio, in tutte le chiese apostoliche, come abbiamo accennato.

Il vescovo di Costantinopoli Nettario non può avere abolito la confessione segreta. Ciò risulta dalle cose dette e da quelle che diremo. Risulta da ogni sorta di testimonianze, e specialmente da quelle di S. Giovanni Grisostomo suo successore, delle quali toccheremo dopo. Risulta perfino dalle parole colle quali gli storici, citati dall’articolista, Socrate e Sozomeno, riferiscono il fatto di Nettario. Nettario può solo avere abolito la confessione pubblica. E perfino dalle parole colle quali gli storici, citati dall’articolista, Socrate e Sozomeno, riferiscono il fatto di Nettario perchè ad ogni modo è certo, che la penitenza e la confessione pubblica si praticavano ancora a Costantinopoli sotto il successore di Nettario S. Giovanni Grisostomo, come lo attesta il medesimo ne’ suoi scritti2, e il suo discepolo S. Nilo. E quanto alle altre chiese d’oriente non deve mai esservi stata abolita, mentre S. Gregorio Nisseno, nella sua lettera canonica scritta dopo l’anno 400, e quindi alcuni anni dopo che Nettario ebbe promulgato il suo decreto, afferma che era in tutte le chiese d’oriente conservato in ufficio l’economo della penitenza. Noto, primo di passar oltre, qualche altra inesattezza nelle parole dell’articolo. Il popolo, secondo Socrate e Sozomeno, non si è sollevato per l’istituzione. L’istituzione non c’entrava. Si è sollevato per un fatto che si è rivelato in una pubblica confessione. Il lettore poi, nell’ambiguità del costrutto dell’articolo, guardi bene di riferire «l’esempio seguito in tutte le città dell’impero d’oriente» alla accennata sollevazione del popolo: i detti storici questo esempio lo riferiscono alla abolizione.

  1. «Saranno rimessi i peccati di quelli ai quali voi li rimetterete; saranno ritenuti i peccati di quelli ai quali voi li riterrete». Evang. di S. Giovanni, c. XX, v. 23.
  2. Vedi Omelia 3 sull’epist. agli Efes. e Omelia 3 sopra Saulle.