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Pensieri 269

quello di una famiglia di genti, che parlano lo stesso linguaggio e hanno istinti, tendenze, tradizioni, aspirazioni, genialità eguali: e qui l’appartenervi appaga assai più, anche se, per ragioni storiche che possono mutarsi, essa al momento non è in tutti i suoi rami politicamente riunita: poichè, malgrado questo, li accomuna sempre, e fortemente, la fraternità secolare, intimamente sentita.

(Numero unito, Associazione Trento Trieste, Udine, 6 dicembre 1908).


12.

L’apostata.


Si chiama così chi lascia il nostro partito (massoneria) per entrare nel partito avversario. Può chiamarsi anche fedifrago, rinnegato, transfuga. Si premettono spesso gli aggettivi ignobile, vile, spregevole. Quando invece uno lascia il partito avversario lo si chiama convertito, ravveduto, neofita, recluta. E in questo caso gli epiteti più usati sono nobile, generoso, illustre, ecc. ecc.

(Gazzetta di Venezia, 6 giugno 1903).


13.

La responsabilità dei mali sociali.


Per l’inchiesta, su quel che si pensa dello czar, ecc. Risposta del prof. Ardigò.

Ogni società sì trova di essere riuscita come è riuscita per le ragioni storiche della sua evoluzione. Dei mali, che vi si possono vedere, sono responsabili tutti e nessuno.

(Sempre Avanti, Roma, gennaio 1909).