insigni scienziati, gli uni e gli altri franchi seguaci del monismo, ma opposti nel considerare la coscienza gli uni come attributo costante, necessario, essenziale di ogni mutamento nervoso centrale, ossia di ogni atto psichico, e gli altri come un attributo contingente, come un fenomeno concomitante frequente, ma del tutto secondario. Teatro della lotta è l’Inghilterra, duci G. H. Lewes e H. Maudsley». — «Un atto psichico (considerato obiettivamente) è il moto molecolare sui generis, che una impressione esterna recata dai nervi offerenti, od una sensazione riflessa prodotta subiettivamente, inducono negli elementi nervosi centrali: esso non è ancora psichico fintanto che le vibrazioni non hanno invaso una cellula centrale, e non lo è più dal momento che le vibrazioni cessano od abbandonano la cellula centrale per comunicarsi ai nervi afferenti ed essere scaricate sotto forma di moto muscolare. Il lavoro degli elementi centrali è necessariamente legato ad un processo di disintegrazione degli elementi attivi, seguito immediatamente da un processo inverso di reintegrazione, che si compie secondo una modalità condizionata dalla modalità della disintegrazione che lo ha preceduto. Ne segue che l’elemento nervoso, originariamente integrato secondo il tipo evolutivo dell’animale a cui appartiene, una volta che subisce una disintegrazione funzionale, e poi si reintegra, non ritorna mai identico a ciò che era prima, ed ogni sua attività funzionale lo lascia sempre e per sempre più o meno modificato. Tale è... la condizione dell’organizzazione evolutiva del cervello o della mente». — «La coscienza non accompagna mai l’integrazione o la reintegrazione degli elementi nervosi; la coscienza accompagna soltanto la disintegrazione degli elementi nervosi: la intensità della coscienza è simultaneamente in proporzione diretta coll’intensità della disintegrazione e in proporzione inversa colla facilità e colla rapidità onde il lavoro interno di ogni elemento nervoso si scarica sopra un altro elemento, sensitivo o motore, centrale o periferico». — «La somma di coscienza manifestata in un