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224 | Scritti vari |
e per ciò come istinto prevalente di avversione, di lotta, dell’una gente coll’altra.
Il credente, nell’acquietamento della convinzione inconsciamente per eredità in esso consolidatasi, trova la ragione per lui più decisiva per ritenere falsa ogni altra legge, non curando, che argomenti allo stesso modo, contro la sua, il credente della fede opposta. E, per guardarsi più sicuramente dal dubbio turbatore, rifugge con orrore, come dal maggior peccato, dal libero pensiero, che varrebbe a guarirlo dal pregiudizio atavico.
Ma non ha potuto poi una qualche volta, col tempo, la tentazione satanica del libero pensiero, in qualche mente privilegiata, non insinuarsi, e brillare via via più lusinghiera; e comunicarsi, benefico contagio, ad un numero sempre maggiore di eletti; e spingerli, malgrado i pericoli, pel faticoso sentiero della ricerca spregiudicata e dall’apostolato della scienza.
Ed ecco, con questa, sfolgorare la luce a dissipare le illusioni mistiche inimicanti fra loro il bianco e il giallo, il rosso e il negro, e ad affratellare, nella comunanza di una verità sola, le genti di ogni plaga, di ogni colore. La luce della scienza, simboleggiata in Venere nella fatidica invocazione di Lucrezio Caro (De rer. nat. I, 29-32):
Effice ut interea fera moenera militiai
per maria ac terras omnis sopita quiescant:
nam tu sola potes tranquilla pace juvare
mortalis.
(Dal Resoconto ufficiale del convegno internazionale del libero pensiero di Roma, 20-23 settembre 1904).