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Discorsi 185

Dal mare accorse Garibaldi dovunque fosse da combattere per la libertà. Combattè giovane in America per le repubbliche della Plata, combattè vecchio in Europa per la repubblica francese.

Nei giorni delle campagne d’America incontra la sua Anita, che lo sposa e lo segue nella guerra. In un combattimento si trova separata da lui. Garibaldi e i suoi stettero quattro giorni cibandosi di radici; ed ella, caduta prigioniera, lo cercò, credendolo morto, fra i cadaveri. Non avendolo trovato, meditò la fuga con l’ajuto di una donna. E raccolto il mantello che Garibaldi aveva lasciato per essere più libero nel combattere, si gettò nell’immensa foresta che copre la cima del’Espinasso, abitata solamente da bestie feroci, e da rettili velenosi: la attraversò cavalcando uno stallone non domato, e giunse al passaggio del Canavas, ove i quattro soldati di guardia fuggirono spaventati alla inaspettata visione; passò a nuoto il torrente gonfio per le pioggie attaccandosi alla criniera del cavallo. E solo dopo otto giorni, durante i quali s’era cibata di soli chicchi di caffè immaturi, raggiunse il marito.

Al Salto i nemici erano tre volte superiori. Fuggirono subito i soldati non italiani, lasciando Garibaldi co’ suoi soli, che pugnarono come i paladini dell’Ariosto: anche i non morti si trovarono crivellati dalle palle, tagliati dalle spade. Un certo Rosso, trombetta di 15 anni, ferito, getta la tromba, afferra il coltello, lo immerge nel petto del feritore e l’uno e l’altro lottano così ferocemente che ambedue cadono morti. Dopo la mischia il giovinetto, il cui colpo era orrendamente squarciato, fu visto coi denti ancora confitti nella coscia del nemico.

Si batte il nemico e lo si insegue, soffrendo una sete atroce. Si finisce di disperderlo: e «ora andiamo a bere, o ragazzi» esclama Garibaldi.

Nel gennajo del 71 Garibaldi coi volontari italiani è a Dijon contro i Prussiani. E non vi tocco se non dell’ultimo fatto della gloriosa campagna. La quarta brigata