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È morto!

Corre la voce per tutta Italia; si ripete per tutta Europa; arriva alle Americhe lontane e vi si diffonde dall’uno all’altro polo; più presto o più tardi non resterà angolo per quanto remoto della terra che non l’abbia udita.

E non è una voce che passi e subito svanisca. Suona ancor oggi così viva come il primo giorno: e sarà lo stesso da qui a un anno; e fino all’ultima ora della nostra vita. E dal nostro labbro l’udirà la prossima generazione, che la trasmetterà alle successive.

Alle successive: alle quali giungerà come un’eco indefinita di una storia maravigliosa del passato.

Quale figura!

I lunghi anni delle dominazioni straniere ridestarono negli Italiani fierissimamente il nobile disdegno della schiavitù, il disdegno di un’intera nazione si accentrò, come nel punto più vivo d’irradiazione, nel petto di un eroe, nell’anima di Garibaldi.

Scoppiò l’ira il dì della riscossa, e le spade, a mille a mille, si levarono contro gli oppressori. Davanti a tutte

  1. Discorso commemorativo pronunciato sul Monumento dei Martiri il 5 giugno 1882 in piazza Sordello, - Dal giornale Il Mincio, 11 giugno 1882.