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poteva dunque io allora conoscere ciò che il Sig. A. Fouillée pubblicò solo due anni dopo? Poichè non è il caso di allegare qui l’opera anteriore su Platone, da me non mai veduta, che, a detta dello stesso Sig. A. Fouillée, presenta la di lui teoria solo in germe e parzialmente, e non fu pubblicata se non nel 1869, quando il mio libro suddetto era già allestito, e con idee ben prima concepite e insegnate nella mia scuola, e adombrate già pure nel mio Discorso su Pietro Pomponazzi del marzo dello stesso 1869; e più largamente di quanto dice il Sig. A. Fouillée di aver fatto nel suo Platone.

Secondo il Sig. A. Fouillée, nella mia Morale dei Positivisti, les phénomènes psychiques n’y sont toujours présentés que comme un reflet des processus physiologiques (phénomène d’ailleurs bien connu, come dice anche), mentre invece io dichiaro espressamente, che l’intendere così la cosa è un pregiudizio dei più forti, e che solo oggi la scienza è in grado di togliere, come è scritto al numero 5 del Capo VII del Libro I della stessa Morale dei Positivisti; implicando così il mio concetto quella psichica auto-détermination e auto-réalisation, che vuole lo stesso A. Fouillée, ma che io giustifico ben altrimenti che colle di lui supposizioni metafisiche.


(Dal numero luglio-agosto 1904 della Rivista di Filosofia e scienze affini).