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fa che io fossi ancora canonico quando il Parocchi fu creato Arcivescovo di Bologna; e io invece non lo era più allora già da ben sette anni. E fa che io leggessi il mio discordo sul Pomponazzi nel Seminario, mentre invece lo lessi nel Teatro scientifico, e come professore del regio Liceo. E fa che mi si vedesse per via Pradella vestito in borghese alcuni giorni dopo quella lettura, che non fu invece se non due anni appresso.

Eh, sì! Precisiamo le date, non badando alle quali o falsandole, si volle anche fare quella tanto sciocca insinuazione che trapela pure dal passo dell’Articolista che qui trascrivo:

«Erano (l’Ardigò e il Parocchi) ambedue canonici della Cattedrale di Mantova, e correvano, naturalmente, il palio a chi salisse più presto i gradini della gerarchia ecclesiastica. Parocchi arrivò prima dell’Ardigò e fu creato Arcivescovo di Bologna; il suo collega rimase canonico».

Precisiamo, dico, le date. Nel 1869, in seguito alla pubblicazione del mio discorso sul Pomponazzi, mi venne la sospensione a divinis, non più revocata, non essendo possibile che mi ritrattassi. E comincia così da quell’anno la mia separazione dalla Chiesa, compiutasi anche materialmente colla svestizione dell’abito il 10 aprile 1871, al momento della pubblicazione del mio libro La Psicologia come scienza positiva. E il Parocchi era intanto pur sempre il semplice parroco di S. Gervasio, poichè vescovo di Pavia fu creato solo il 4 ottobre 1871. Cosa poi questa che io non poteva innanzi neanche prevedere e che, avvenuta, mi fece solo pensare, che vescovo, quella volta era stato fatto uno che ne aveva il merito.

Correre il palio a chi salisse più presto i gradini della gerarchia ecclesiastica? Ma che! Una sola fu sempre la preoccupazione della mia vita: quella di avere l’agio di attendere a’ miei studi prediletti. Aspirare a fare il Ve-