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confessione auricolare, vi rappresentava il polo del liberalismo!

Stupenda cosa in vero! Se Ardigò rappresentava il liberalismo figurarsi che reazionario doveva essere il rappresentante del partito clericale! Un Torquemada addirittura e poi... e poi!

La lettera dell’illustre professore si chiude con un periodo che è una offesa atroce alle idee liberali, ch’egli dice di avere sempre (!) avute care. L’Ardigò che ha la malattia del Moto, vuol fantasticare l’autore degli articoli che lo riguardano e discute sul movente che può averli determinati.

Nessun movente all’infuori dell’amore sempre coerente e costante delle idee liberali; nessuna causa all’infuori del rispetto ai veri e grandi caratteri che oggi si vorrebbero offuscare coll’orpello di vecchi idoli che dovrebbero aver paura di mostrare al sole l’ossido rugginoso delle loro fibre.

Ma sentite come parla l’Ardigò delle idee liberali: «Il movente delle accuse non sarebbe più il santo amore delle idee liberali ma qualche cosa di assai più basso».

Facciamo la costruzione di questo periodo e completiamolo nella sua forma elittica. Non il santo amore delle idee liberali, ma qualche cosa di molto più basso del santo amore delle idee liberali sarebbe il movente delle accuse stesse.

Dunque il santo amore delle idee liberali è qualche cosa di basso. In questa frase si rispecchia tutto l’Ardigò di un tempo.

Oh la voce del cuore!

E qui scriviamo: fine.

(Gazzetta dell’Emilia del 1 agosto 1883).


Fine.


La Gazzetta dell'Emilia, dicendo di mettere il polverino sulla sua polemica col Moto, dichiara beatamente a se stessa di averla vinta.