Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Polemiche | 141 |
Il nostro egregio articolista finisce la sua... articolessa occupandosi di nuovo del Prof. Ardigò al quale, come è suo costume, fa dire quello che non ha detto, contorcendogli il senso delle parole. Sì, onesto articolista, voi fate dire all’Ardigò «che egli rispetta Dio come una sublime idealità che è una chimera». Invece l’illustre filosofo scrive: «che ha sommo rispetto per quella sublime idealità pure ritenendola una chimera;» il che per noi equivale che ha rispetto per chi professa quella idealità, o più generalmente che egli rispetta la fede e i principi altrui onestamente professati. La fine dell’articolessa — e questo proprio dimostrerebbe una volta di più, se ve ne fosse bisogno, che l’articolista è persona estranea alla direzione della povera Gazzetta — suona così:
(E qui si riporta la seconda parte dell’articolo della Gazzetta: e poi si soggiunge):
Chi non sa fra noi che la Gazzetta fu fondata da un frate che aveva gettata la tonaca e che l’attuale Direttore è fratello di quell’ex-frate defunto, il poveretto! Oh articolista crudele! Oh povera Gazzetta!
La Gazzetta dell’Emilia rispondendo ancora al Moto nel suo numero del 18 luglio 1803 finisce l’articolo ancora contro di me, così:
Finalmente il Moto difende l’Ardigò dalla taccia di un passato reazionario. E noi gli ripetiamo: Avete un gran torto, malgrado tutte le smentite e le proteste epistolari del venerabile professore. Il Moto avrebbe ora ragione di chiedervene le prove. E noi lo serviremo. L’ignoranza storica del Moto apparirà evidente e sarà dimostrata dallo stesso Ardigò in persona; perchè egli medesimo in una sua prelezione — molto più avveduto ed onesto di quando dettava l’ultima lettera al Moto — riconosce il suo passato reazionario.
Di più pubblicheremo qualche brano della famosa